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San Damiano d'Asti (At)

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Ai confini con il Cuneese, a ovest del capoluogo, San Damiano d'Asti è situato nella valle del torrente Borbone e di alcuni affluenti, quali il rio Coasso, il rio Maggiore, il rio di Castelnuovo, il rio Blesio e il rio di Ripalda.
Vi si giunge percorrendo la statale per Torino sino al tratto in cui, sulla sinistra, appare il bivio da cui inizia la provinciale per Alba.
La storia della sua fondazione è documentata dai cronisti medioevali del tempo, da Guglielmo Ventura a Ogerio Alfieri e all' Astesano: nel 1275, nel corso dell' invasione del Piemonte da parte di Carlo d'Angiò, gli astesi, dopo aver cacciato gli invasori, assediarono, distruggendoli, i castelli di Gorzano, Castelnuovo, Lavezzole e Marcellengo situati tutti nella valle del Borbone. In un luogo ove era una chiesa con questo titolo, gli astesi fondarono così la roccaforte di San Damiano obbligando gli uomini dei castelli distrutti ad abitarvi. I fondatori ne fecero in breve tempo un' importante piazzaforte militare costruendovi anche un castello, del quale oggi rimane solo la base di una torre circolare, poi adattata a torre campanaria per la Parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano. Da quel momento in poi la sorte del nuovo abitato seguirà grosso modo quella della vicina città fondatrice. Per più di due secoli, non senza frequenti passaggi di potere, San Damiano sarà dominio dei marchesi di Monferrato che lo terranno sino al 1631, anno del definitivo passaggio ai Savoia. Il governo del potente marchesato ebbe inizio verso la metàdel Trecento, ma dopo breve tempo giàera passato in mano ai Visconti che lo tennero sino al 1377. Dieci anni dopo veniva incluso tra i possessi dotali di Valentina Visconti per le sue nozze con il conte di Valois: nell' atto dotale San Damiano viene qualificato come "una grande villa che ha il comune, tenuta dal Marchese di Monferrato". Alla fine del XIV secolo il marchesato ebbe nei principi di Acaia un altro insidioso nemico che con rapide incursioni occupò il paese per breve tempo.
Negli scontri fra Gian Giacomo di Monferrato e Filippo Maria Visconti, il primo, avendo avuto la peggio, diede le proprie terre in custodia al duca Amedeo di Savoia, suo parente, sino a quando non fosse stata stipulata la pace. Nel
1435, a tre anni da questa, il duca ottenne a titolo di indennità diversi luoghi fra cui Chivasso e Livorno Ferraris; per contro ne restituiva altrettanti ai monferrini, compreso San Damiano. Tra il
1537 e il 1559 il comune, che nel frattempo aveva deliberato i propri Statuti ottenendone l'approvazione dalla reggente Anna d'Alençon (1521), venne assediato in più occasioni dai francesi, talvolta resistendo agli attacchi inferti, altre volte soccombendo. L'episodio piùcruento fu senz'altro l'assalto al castello, che rimase in mano nemica dal 1551 al 1559. Con la pace di Cateau-Cambrésis San Damiano ritornò al marchesato di Monferrato. Le ostilità ripresero nei primi anni del Seicento con le guerre di successione del Monferrato. Il duca Carlo Emanuele I di Savoia, infatti, ordinò che l'importante piazzaforte venisse assediata. Ma la resa dei sandamianesi, benché prossima, in realtà non avvenne per la provvida interruzione della guerra. Nel 1617 i franco-piemontesi tornarono all'attacco: è in questa occasione che più si distinse Andrea Prando, che diresse le operazioni di difesa con abilità e coraggio sino a perdervi la vita. Ormai a mal partito, gli assediati accettarono la resa a patto che non vi fossero violenze e saccheggi, condizioni che non vennero però mantenute. Nello stesso anno, con la pace di Pavia, la città tornò in mano ai Gonzaga.
San Damiano venne poi occupato dai Savoia nel 1628: l'appartenenza all'illustre casata fu sancita tre anni dopo con la pace di Cherasco. Fu così che San Damiano venne eretto in feudo, passando prima ai conti San Martino di Agliè e, dal 1722, all'avvocato Carlo Giuseppe Carlevaris, sebbene questi, in realtà, fosse stato incaricato di acquisire il feudo per conto del comune e non per sé, come invece scaltramente fece. Il XVIII secolo fu per San Damiano un periodo di stabilità politica e di conseguente tranquillità.
Sul finire del Settecento iniziò lo smantellamento della cinta muraria, operazione che avrebbe portato nel secolo seguente all'ampliamento della città. Giàall'epoca di Felice Daneo, e cioè alla fine dell'Ottocento, le due porte denominate "Sovréra" e "Sottèra" erano pressoché rovinate, così come il castello, che sappiamo demolito nel 1617 per mano delle truppe sabaude.

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La parrocchiale Cosma e Damiano
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Interno della Parrocchiale

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Chiesa della Santissima Annunziata

Venendo da Asti, nell' omonima piazza che precede di pochissimo via Roma è la Parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, dall' imponente facciata barocca divisa in due ordini da un marcapiano modanato che racchiude al centro una finestra sagomata. È probabile che un' antica cappella con questo nome già esistesse prima della fondazione della cittàe che intorno ad essa si fosse creato un piccolo insediamento proveniente, inizialmente, da Lavezzole. Il primo documento che la riguarda risale al 1202, anche se del periodo gotico sembra essere rimasto solo il campanile che, come già accennato, nacque come torre difensiva della cinta muraria. Al Quattrocento risale invece il coro, la parte più antica dell' edificio che, nel corso dei secoli, venne ristrutturato più volte sino ad assumere l'aspetto attuale, privo, forse proprio per questo, di uno stile architettonico unitario. Nel XVI secolo i Disciplinati della Santissima Annunziata ottennero l'autorizzazione a edificare la loro chiesa accanto alla parrocchiale, così che si dovette chiudere l'ingresso originario a ponente per aprirne un altro a sud. La Confraternita dell' Annunziata ha l'interno a tre navate con sei cappelle, aperte quasi esclusivamente sul fianco settentrionale.

L'attuale tessuto urbano di San Damiano, se confrontato con la pianta della città rilevata per il catasto nel XVIII secolo, non appare granché mutato, anzi in esso si leggono ancora bene i caratteri originari di un impianto medioevale preordinato, tipico delle villae novae. Ancora oggi infatti perni della città sono l'assiale via Roma e la centrale piazza Libertà; ai lati, formando una rete viaria a sviluppo regolare, si diramano una serie di strade minori nelle quali si osservano alcuni palazzotti di origine medioevale riattati in epoche successive. Da piazza Camisola, guardando verso Canale, si erge invece la città nuova.