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Vincenzo Gioberti, abate, scrittore,
filosofo, primo ministro con Carlo Alberto e ambasciatore
con Vittorio Emanuele II, nacque a Torino nel 1801 e morì
a Parigi nel 1852. La sua opera più importante è
il “Primato morale e civile degli italiani”, nel
quale sono delineati i presupposti teorici del programma politico
neoguelfo, che puntava l’indice su una missione di tipo
prettamente religioso. La via a lui intitolata, che fa interamente
parte del borgo di San Secondo, fu tracciata nel 1852. Attorno
al 1870, epoca a cui risale la pubblicazione del volume di
Giuseppe Torricella “Torino e le sue vie”, il
quartiere era ancora una sterminata distesa di campi, inframmezzati,
qua e là, da poche cascine. Soltanto tredici gli isolati
con tanto di edifici abitativi, tutti compresi tra via Montevecchio,
corso Principe Umberto (l’attuale corso Re Umberto),
corso a Piazza d’Armi (cioè corso Vittorio Emanuele)
e via Sacchi.  |
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Via Bernardino Galliari
fa parte del nucleo più antico di San Salvario, quello
sorto attorno alla metà dell ’Ottocento ad est
della stazione ferroviaria e che arrivava sino a corso Valentino,
l ’attuale Marconi: tutti i toponimi da allora sono
rimasti invariati, con l’eccezione di via all’Orto
Botanico, ora via Lombroso, e via dei Fiori, ora Belfiore.
Bernardino Galliari, il maggiore di una famiglia di pittori
del Settecento (il padre Giovanni fu decoratore al Palazzo
Reale di Torino, mentre i fratelli Fabrizio e Giovanni Antonio
furono i componenti dell’importante omonima bottega
di pittori e scenografi italiani attiva in numerosi teatri
europei del XVIII secolo), nacque ad Andorno Micca, in provincia
di Vercelli, nel 1707. Presto si trasferì a Milano
per gli studi e poi a Treviglio, dove impiantò una
feconda attività relativa agli affreschi di palazzi
e teatri dislocati principalmente in Lombardia, Veneto, Piemonte,
Savoia francese, ma anche a Parigi, a Berlino e a Vienna.
A differenza dei fratelli, Bernardino si caratterizzò
come figurista e paesaggista, mentre Fabrizio si dedicò
alle soluzioni prospettive e Giovanni Antonio alle scenografie.
A lui si devono il disegno del sipario del Teatro Regio e
di quello della Scala di Milano. Durante il periodo in cui
fu professore di pittura all ’università di Torino,
abitava in una modesta soffitta del teatro Regio. La morte
lo colse nel paese natale a 87 anni. Al numero 33 della via
vi era la casa privata dell ’industriale-finanziere-mecenate-
collezionista Riccardo Gualino: l’edificio, in seguito
acquistato dai banchieri De Fernex, andò completamente
distrutto durante il secondo conflitto mondiale. Al suo interno
vi era il famoso teatrino, progettato da Felice Casorati e
da Alberto Sartoris, in cui si assisteva a spettacoli del
teatro d ’avanguardia e dove, per la prima volta all’ombra
della Mole, furono ospitati i famosi Balletti russi di Diaghilev. |
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Via parallela del corso Re Umberto, da
corso Vittorio Emanuele a via Magellano. Ci si chiede il perchè
mai la città di Torino abbia dedicato una via al Massena
in quanto in Piemonte non diede che rovine, sconfitte e tutti
i difetti di un'amministrazione fatta soprattutto di razzie.
Appartenente a famiglia piccola borghese, fuggì a tredici
anni da casa per imbarcarsi come mozzo du un mercantile. A
diciassette anni si arruolò nel reggimento reale in
Francia. Più tardi abbandonò il servizio francese
e la sua carriera si fece sfolgorante. Creato maresciallo,
nel 1807 venne nominato duca di rivoli e nel 1809 principe
di essling. Torino gli dedicò questa strada, aperta
nel 1853, forse per gesto di simpatia verso la Francia.  |
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In zona crocetta, parallela a corso Stati
Uniti, da via Assietta a corso Castelfidardo. Vela fu un'illustre
scultore, docente dell'Accademia Albertina di Torino. Numerosi
i suoi monumenti a Torino, fra i quali quello dell'Alfiere
dell'esercito Sardo in piazza Castello, quello di Vittorio
Emanuele II nel portico del palazzo Civico, di Cesare Balbo
nei giardini Cavour.  |
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In zona Borgo Po, da corso Vittorio Emanuele,
ponte Umberto I, e da corso Moncalieri a piazza Crimea. Il
corso prende il nome dalla città dell'Istria, oggi
appartenente alla Croazia (allora Jugoslavia) dopo gli accordi
del 1947. Corso non lungo, ma si affacciano edifici stile
liberty e moderni in una zona di prestigio.
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Questo rettilineo dedicato al sommo poeta
fiorentino, unisce le due metà di Torino tagliate
dalla ferrovia che corre sino alla stazione di Porta Nuova.
Il cavalcavia dal tratto presso l'ospedale Mauriziano, fino
in via Nizza e poi sino al corso Massimo D'Azeglio e oltre,
verso la riva del po, è uno dei più frequentati
della città. Il corso si anima verso via Nizza e
diviene commerciale con numerosi uffici e negozi. In corso
Dante sorse il primo stabilimento Fiat, dove poi in seguito
si instaurò nell'edificio il Centro di Addestramento
Professionale Giovanni Agnelli (S.C.A.F.- Scuola Centrale
Allievi Fiat) poi ISVOR. Una scuola dai rigori militareschi
(uh!! se me li ricordo bene!); ora in fase di demolizione
o rifacimento, non si sà, ma tutte le volte che passo
di lì, mi prende il magone nel vedere distruggere
un ricordo della mia vita.
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Corso legato al nome della Fiat Mirafiori,
da corso Unione Sovietica al confine con il comune di Grugliasco.
Tazzoli fu sacredote, patriota mazziniano, impiccato dagli
austriaci a Belfiore con altri compagni uniti nell'amore per
l'Italia. Negli ultimi anni in sostituzione delle rotaie del
tram n°10 è stata immessa una pista ciclabile con
motra permanente di cartelloni a tema sulla storia della Fiat
Mirafiori molto interessante, per non dimenticare.
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| CORSO
STATI UNITI (già Duca di Genova) |
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Negli anni antecedenti la seconda guerra
mondiale si chiamava corso Duca di Genova, ed era prescelto
per le parate militari alla presenza del re, Vittorio Emanuele
III, e del principe ereditario, Umberto. Il corso è
stato alterato nella suo prospettiva da blocchi architettonici
che hanno preso il posto delle splendide palazzine preesistenti,
o distrutte dalle bombe, nel corso della guerra, o abbattute
per speculazione edilizia, per far posto a edifici moderni
ma parecchio antiestetici. Il corso inizia da via Sacchi,
di fronte alla massicciata della ferrovia, con una parte stretta
per un corso, allargandosi dopo corso Re Umberto e finendo
in corso Castelfidardo, di fronte al monumento di Vincenzo
Vela.
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Da piazza Gran Madre di Dio al piazzale
omonimo e ai corsi Quintino Sella, Picco e Lanza. La via prende
il nome dalla vicina dimora principesca, tesoro architettonico
di Torino, ricco di fascino, carico di storia, di avventure
e di amori.
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