Una delle città più
belle del Piemonte
Innumerevoli sono le definizioni di Asti
date dagli scrittori che fin dall'antichità romana parlano di essa,
ricordando ora i suoi celebri vini, ora le mura poderose, la ricchezza
dei mercanti e dei banchieri come le conquiste territoriali seguite a
tante guerre vittoriose.
La città si è sviluppata non solo in
termini economici, ma anche sotto l'aspetto sociale e culturale, grazie
al concorso di diverse circostanze favorevoli, non ultima la ripresa del
ruolo di capoluogo di provincia, perduto in seguito alla "mutazione
amministrativa" avvenuta in occasione dell'Unità italiana, e
ottenuta nuovamente nel 1935.
La valle del Tanaro e il cuore della
pianura del Po sono i punti di forza della collocazione geografica e
dello sviluppo commerciale di Asti. Tale nome potrebbe derivare da hasta
nel senso di asta piantata nel terreno per indicare la proprietà
ottenuta a seguito di vendita ad incanto avvenuta in epoca romana. Ma la
derivazione più accreditata fa risalire l’origine da ast (altura)
per la sua posizione elevata. I primi insediamenti si hanno già in
epoca neolitica e ed è certo che i Romani occuparono il territorio
intorno al 130 a.C. e vi rimasero per un lungo periodo. Proprio di epoca
romana è la Torre Rossa collocata
ora nella chiesa di Santa Caterina
come torre campanaria .La costruzione risale al II secolo d.C. ed è ben
conservata a seguito dell’isolamento mediante abbattimento degli
edifici che la conglobavano: in origine costituiva parte delle cinta di
mura aperte con porta verso ovest. Di notevole importanza sono anche
numerosi oggetti funerari rinvenuti nelle necropoli situate nelle
zone astigiane periferiche e oggi conservati nel Museo Archeologico
cittadino. Dopo la dominazione romana anche Asti subì l’invasione
barbarica, ma di questo periodo non ci sono grosse testimonianze.
Notizie più dettagliate si hanno dalla seconda metà del VII secolo
quando cioè c’è la caduta senza opporre resistenza ai longobardi che
pongono la sede di uno dei ducati in cui è diviso il regno. Di epoca
longobarda sono la Cripta di San Giovanni e quella di
Sant’Anastasio. La prima è un battistero
episcopale risalente alla metà dell’VIII secolo, quando cioè si
provvide per motivi di sicurezza a spostare da San Secondo ( situata
fuori dalle mura cittadine) nel centro urbano la sede del vescovo.
L’edificio presenta i capitelli scolpiti con figure antropomorfe,
tipico esempio dell’arte plastica longobarda. La cripta di Sant’Anastasio
è di epoca leggermente posteriore ( IX secolo) e presenta progressi
architettonici con i capitelli più curati e rifiniti. Dopo i longobardi
la città subì l’influenza dei Franchi, di conti e vescovi, fino ad
arrivare al 1095: in quest’anno il vescovo Ottone sottoscrive
l’investitura di consoli della città con l’obbligo di difesa a
favore degli astigiani. Tale documento dimostra come Asti fu uno dei
primi comuni ad assumere una forma istituzionale espressa dai consoli e,
d’altro lato, come il controllo vescovile sia ancora presente seppure
cercando di lasciare un po’ di autonomia. Alla totale riconquista del
potere episcopale si preoccupò il vescovo Nazario che nel 1143 fece
appiccare il fuoco alla città per fiaccare il crescente sentimento di
indipendenza dei suoi abitanti. Ma tale gesto ebbe durata effimera perché
l’indipendenza comunale era ormai una realtà inconfutabile e ben
radicata fra gli abitanti.. Lo stile romanico, sviluppatosi dopo il
mille, ha lasciato notevoli esempi anche nella circoscrizione astese: la
Rotonda di San Pietro in Consavia ,
il campanile della chiesa di San Secondo,
le torri campanarie di Santa Maria e
l’ampliamento della Cripta di San Anastasio(oggi sede del Museo
lapidario).
Durante il 1200 Asti affrontò due
lunghe contese con i comuni di Alessandria e di Alba: dalla prima
nacquero una serie di accordi di reciproca protezione, dalla seconda
invece la città cuneese fu costretta a capitolare e a lasciare alcuni
possedimenti. Inoltre sempre in questo secolo la città fu coinvolta
dalle lotte tra le fazioni guelfe e ghibelline e dopo alterne vicende i
primi alleatosi con Roberto d’Angiò ebbero la meglio. Da questo
momento(1314) finì l’era della libertà comunale e il territorio
astese fu assoggettato alla signoria angioina che durò fino al 1339,
anno in cui arrivarono i Monferrato. Fra le testimonianze artistiche dei
secoli XIII e XIV si deve ricordare la Cattedrale
di impronta gotica e successivamente rimaneggiata nel corso degli anni.
La facciata di tale edificio dedicata a Maria Assunta e a San Gottardo
fu completata intorno al 450 ed è divisa in tre parti da lesene: in
esse sono aperti tre portali e altrettanti rosoni con al culmine
archetti pensili. L’interno è a croce latina con tre navate divise da
robusti pilastri. A sinistra della parte absidale è eretta una
costruzione a portici detta "Chiostri dei Canonici" che
collega il Duomo con la Torre di Santo Stefano, nei pressi di San
Giovanni. Di epoca trecentesca è l’Ospedale degli infermi che
ci rimane solo nel Chiostro, oggi sede del Museo archeologico comunale.
Delle circa cento torri costruite tra il 1200 e il 1300 oggi ne
rimangono solo una quindicina di cui le più importanti sono: Torre
Troyana, Torre Comentina, Torre
de Regibus. Dei numerosi palazzi comunali vanno ricordati il
Palazzo del Podestà, il Palazzo degli antichi tribunali, il
Palazzo Catena, il Palazzo Zoya. Un’attenzione
particolare merita ora la Collegiata di San
Secondo o semplicemente "Il Santo", come viene oggi
chiamata dagli astigiani legati molto al loro patrono. L’edificio ha
una struttura a capanna e in mattone a vista, salvo in corrispondenza
dei tre portali dove vi è la pietra. L’interno è vasto e solenne a
croce latina con tre navate e arricchito dal Tesoro che comprende
numerosi pezzi di oreficeria accumulatesi col tempo.
Al termine del 1400 anche Asti subisce
l’influenza dello stile rinascimentale: la Chiesa
di San Pietro, la Chiesa del Gesù, Palazzo
Mazzola e Palazzo Falletti sono alcuni esempi di arte
di questo periodo. Ma ancora più importanti sono i monumenti di epoca
barocca tra i quali meritano attenzione la Chiesa
di San Martino, il Palazzo Cotti Ceres, la
Chiesa di San Michele. La prima ha una facciata con timpano
curvilineo a volute sovrastante una serie di nicchie e all’interno
sono degni di nota l’affresco della cupola raffigurante "La
Gloria" di Alessandro Sauli, oltre alla "Fuga in Egitto"
e "L’Epifania" di creazione di Giancarlo Alberti. Il Palazzo
Cotti Ceres aveva in origine una struttura medievale totalmente
rielaborata nel periodo barocco da Benedetto Alfieri; notevolmente
curati e di grande effetto scenografico sono il cortile e il grande
atrio. La Chiesa di San Michele è un piccolo gioiello: di dimensioni
modeste fu fortemente voluta dalla confraternita del santo ha una
facciata finemente ornata con immagini sante. Finito il XVII secolo Asti
cambia totalmente configurazione: da capitale di uno stato in espansione
sotto varie signorie a capoluogo di una delle province del regno
sabaudo. Tale dinastia dà alla città un’amministrazione molto
parsimoniosa e si insedia nel territorio astese fino alla
"rinascita" dell’indipendenza avvenuta lentamente nel corso
della prima del XX secolo. Fra le testimonianze artistiche dei secoli
XIX e XX vanno ricordati il Teatro Alfieri, il Palazzo
Ottolenghi, il Santuario della Madonna del Portone. Il Teatro
Alfieri è una grande costruzione di Domenico Svanascini e, per la parte
interna, di Francesco Gonin e fu inaugurato nel 1860. Il palazzo
Ottolenghi è riccamente decorato all’interno e con un imponente
salone da ballo utilizzato ora per manifestazioni culturali. Il
santuario della Madonna del Portone è opera di Giuseppe Gualandi ,
incorpora la piccola chiesa originaria, è munito di alta cupola di
vaste dimensioni.
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