  | 
  
    |    
       
                                     
  |                                      
                            
                                
                      TEATRO GIANDOJA
                   | 
                             
                            
                      | 
    Via Principe Amedeo 24. Il Giandoja , così 
              denominato dal 1884 al 1940 durante la gestione della famiglia Lupi 
              (rimasta ormai senza competitori), si chiamava in origine Teatro 
              Guglielmone. Nel 1786 il marchese d'Angennes l'aveva fatto ricostruire 
              del Vituli, con una facciata non dissimile dall'odierna di stile 
              neoclassico. L'ampliò successivamente l'architetto Giacomo 
              Pregliasco, nel 1822, aggiungendovi "una porta principale fiancheggiata 
              da colonne, sporgente in curva sulla strada e sormontata da un terrazzo 
              a pilastrini con finestrone a nicchia cassettonata", un "bassorilievo 
              conputtini recanti maschere e strumenti" come motivi ornamentali. 
              Fu vittima dei bombardamenti aerei e venne in seguito trasformato 
              a cura di un'impresa cinematografica. Sopravvive la sua facciata, 
              con il simulacro malconcio della maschera piemontese.  
                        
             | 
                             
                         
						  
     
                     | 
				 PALAZZO ROERO di GUARENE 
                  
              
					 |  
                      
          |    L'edificio, realizzato nel secondo 
              ampliamento della città (1673), venne in possesso nel 1699 
              del conte Traiano Roero della Vezza, che decise di completarlo e 
              renderlo abitabile. Nel 1711 Carlo Giacinto Roero di Guarene, in 
              occasione del matrimonio con Luisa Gabriella Valperga di Montuè, 
              decise di abbellire il palazzo secondo propri progetti. L'edificio 
              occupa l'intero isolato fra Piazza Carlina, al n°13, via M.Vittoria, 
              via S.Massimo e via Des Ambrois. Nel 1730 affidò a Filippo 
              Juvarra, con cui era in amichevoli rapporti (Juvarra gli dedicò 
              infatti una raccolta di disegni nel 1725), la realizzazione della 
              facciata verso la piazza (la partizione con lesene della facciata 
              e l'attico a balaustrino che nasconde il tetto). La fase originaria 
              è testimoniata dal grande atrio collocato lungo via des Ambrois, 
              e dalle finte finestre, un tempo decorate da affreschi attribuiti 
              a Sebastiano Galeotti.Viene citato spesso, impropriamente, come 
              Palazzo Ferrero d'Ormea, via dell'Arsenale 6/8, per avere avuto 
              Gustavo Ferrero di Ormea tra i suoi proprietari. 
                        
             | 
                             
                         
                          
                  
                         | 
                   PALAZZO ASINARI 
                    di S.MARZANO (Carpano) 
					 |     
                                | 
                                       
                                 | 
                       | 
                       | 
                             
                      | 
    Via Maria Vittoria 4, il palazzo Asinari di San Marzano (passato 
              ai Ceriana, ai Casana, ai Turati ed ora sede della ditta Carpano), 
              costruito nel 1684 dal luganese (o ligure, o spagnuolo) capitano 
              Michelangelo Garove (o Garoe, o Garoes), seguace del Guarini, è 
              illeggiadrito da un'atrio a colonne tortili e da uno splendido cortile 
              a sfondo scenografico degli architetti Martinez ed Alfieri. Il palazzo 
              è parte della storia torinese per gli incontri che vi ebbero 
              letterati e politici, anche per la vicinanza con il Palazzo dell'Accademia 
              delle Scienze. 
                        
             |  
                         
			              
                  
                         | 
                   PALAZZO Dal POZZO 
                          della CISTERNA 
						  |     
                       | 
                                
                       |  
                            
           | 
         
							| 
    Il marchese Antonio Ripa del Giaglione ed il principe Giacomo 
              Dal Pozzo della Cisterna si accordarono nel 1685 per la permuta 
              dei palazzi di loro proprietà, entrambi tradizionalmente 
              attribuiti all'ingegnere Maurizio Valperga. 
              Via Maria Vittoria 12, passato ai Dal Pozzo, venne quindi ampliato 
              aggiungendo nel 1691 la manica verso via Carlo Alberto. 
              Il giardino venne inizialmente affidato ad Henri Duparc, in seguito 
              Intendente dei giardini del castello di Venaria Reale. 
              Ma fra il 1773 ed il 1787 che il palazzo assume il volto attuale, 
              nei canoni di un raffinato classicismo, sotto la direzione dell'architetto 
              Valeriano Dellala di Beinasco. 
              Il progetto per la facciata, scandita da lesene corinzie che si 
              addensano al centro ed ai risalti angolari, è datato 1780. 
              Anche l'interno viene aggiornato con l'apporto di artisti fra i 
              più quotati: i pittori Antoniani e Cignaroli, gli scultori 
              in legno Gianotti e Bonzanigo, gli scultori in marmo Bernero e Ferrero, 
              lo stuccatore Bolina, tutti attivi in decine di cantieri fra palazzi 
              nobiliari e di corte. 
              Nel 1867 l'ultima erede dei Dal Pozzo sposò Amedeo di Savoia 
              figlio di Vittorio Emanuele II, ed il palazzo divenne quindi dimora 
              dei duchi d'Aosta, i quali promossero il completamento del palazzo, 
              il rifacimento dello scalone e la cancellata lungo il giardino. 
              Ora sede dell'Amministrazione Provinciale, cui appartiene attualmente 
              quasi l'intero isolato dell'Assunta. 
                        
             |  
                         
                    
				
                      | 
                   PALAZZO GRANERI 
                          della ROCCIA 
					   | 
                     
					
                       | 
                       | 
                     
				| 
    Via Bogino 9, sontuosissimo palazzo che nel 1683 Gianfranco 
              Baroncelli disegnò per l'abate Marcantonio Graneri della 
              Roccia, ambasciatore ed elemosiniere di Madama Giovanna Battista. 
              Se ne attribuiscono al Guarini l'atrio e lo scalone; mentre ilfastoso 
              salone centrale è opera posteriore dell'arch. Dellala di 
              Beinasco, che visse e morì in un appartamento del palazzo, 
              dove aveva preso altresì temporanea dimora il barone Vernazza. 
              Il palazzo, durante l'assedio del 1706, ospitò il quartier 
              generale del luogotenente Daun ed accolse, la sera del 7 settembre, 
              i comandanti delle truppe austro-piemontesi per festeggiare con 
              lauta cena la conseguita vittoria; fu inoltre prescelto come residenza 
              ufficiale delle delegazioni estere, ragione per cui via Bogino conservò 
              per lungo tempo il nome di contrada degli Ambasciatori. 
              Da anni, il palazzo è sede del "Circolo degli Artisti", 
              sodalizio che conta più di un secolo e mezzo di vita. La 
              sua fondazione avvenne nel 1855 al Caffè Progresso. 
                        
             |   
                          
	| 
                   PALAZZO TAPPARELLI D'AZEGLIO 
	 |  
	
                       | 
                     
	| 
    Via Principe Amedeo 34/36, l'aristocratico palazzo D'Azeglio, 
              con le tipiche finestre inginocchiate, innalzato dal Garove 
              nel 1685 ed ampliato più tardi dal Castelli, secondo lo schema 
              alla francese, cioè arretrato rispetto alla via e preceduto 
              dalla corte d'onore. La tipologia, rara a Torino a causa della normativa 
              urbanistica che promuoveva lo sviluppo continuo delle facciate su 
              strada, fu applicata con una rotazione di novanta gradi rispetto 
              alla strada, con ingresso su un lato della corte (da via S.Massimo). 
              La decorazione neoclassica a stucco è dovuta a Filippo Castelli 
              (1780) e prospetta elegantissimi toni Luigi XVI per mano di artisti 
              già attivi nelle residenze reali, come Giuseppe Bolina e 
              Giovanni Battista Sanbartolomeo. Nel 1789 l'edificio venne venduto 
              a Cesare Tapparelli d'Azeglio. Nel 1845 Barnaba Panizza ne modificò 
              l'aspetto esterno. Appartenuto ai Mesmes de Marolles, ai Sartirana 
              di Breme, ai Tapparelli d'Azeglio, ai Ceriana, ai Casana, ai Nasi, 
              alla FIAT, che vi accolse la "Fondazione Einaudi". Qui 
              il 24 ottobre 1798 nacque Massimo d'Azeglio, il grande ed eclettico 
              personaggio del Risorgimento italiano. Il palazzo ospita attualmente 
              le sedi delle Fondazioni Luigi Einaudi e Luigi Firpo 
                        
             |   
                          
	
    PALAZZO CAVOUR 
               
             Via Cavour 8. Il palazzo, noto anche per essere 
              stato dimora dello statista Camillo conte di Cavour, nasce nel 1729 
              su progetto dell'architetto Gian Giacomo Plantery e su committenza 
              del conte Michele Antonio Benso di Cavour. Lo scalone, posto contrariamente 
              al solito in aderenza alla facciata (forse per garantire più 
              ambienti esposti a sud), è ornato da una volta dipinta nel 
              XIX secolo. Al piano nobile corrispondono all'atrio due saloni, 
              maggiore quello verso la strada ed ornato nella volta da stucchi 
              neobarocchi di primo ottocento, concepiti in assonanza con altri 
              originali presenti nel palazzo. Nell'angolo fra via Cavour e Lagrange 
              si conservano le sale decorate su progetto di Benedetto Alfieri 
              negli anni 1757-1758, caratterizzate da rivestimenti in legno intagliati 
              e dorati. Nel 1754 il palazzo era stato ampliato con la costruzione 
              della nuova ala su via Cavour, su progetto di Giuseppe Bovis. 
             | 
    
                          
	| 
                   COMPLESSO 
                    DELLA CAVALLERIZZA  
	 |  
	
                       | 
           | 
          | 
           | 
                     
	| 
    Ristrutturato negli anni più recenti, ma con la conservazione 
              delle sue linee primarie, il blocco architettonico (nelle foto solo 
              una piccola parte) è compreso nella vasta area fra via Verdi, 
              alle spalle dell'Università, via Rossini, andando a terminare 
              nello scenario verde dei Giardini Reali. Questo famoso edificio 
              fu fatto costruire dal re Carlo Emanuele III. Già all'inizio 
              del 2000 si è apprestata a divenire area espositiva per rassegne 
              di prestigio, visitata dai torinesi e da turisti che scoprivano 
              con meraviglia la Cavallerizza come fenomeno "nuovo", 
              domandandosi come non lo avessero conosciuto prima e, sopratutto, 
              perchè se ne parli poco. Fino a poco tempo fa, in effetti, 
              non era visitabile. 
                  
              
   
  
 
	 |   
 |